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24 ottobre 2018

Una storia ungherese, anzi no: italiana



"Ma l’odio non è germogliato all’improvviso. Oh no. Io ho visto la gente di Budapest cambiare. Un pomeriggio dello scorso inverno, poco prima dell’invasione tedesca, ero sul tram quando sono saliti due zingari. Tra i passeggeri si è creata subito tensione. Gli sguardi bassi accompagnavano il silenzio che iniziava a rotolare lento; le parole si spegnevano a canone, prima le voci di quelli dietro quindi di quelli davanti. In un istante, il silenzio ha invaso tutto il tram. Le mani stringevano più forte le borsette o affondavano ancor più nelle tasche. Il controllore ha chiesto ai due zingari i biglietti. Erano anziani. Probabilmente erano arrivati a Budapest da poco. Hanno mostrato il loro biglietto. Il controllore ha detto che non andava bene. Tutti noi che eravamo lì abbiamo visto che il tagliando esibito era corretto. Nessuno ha fatto niente. Neanche io."


Una storia ungherese - Margherita Loy




2 commenti:

  1. Siamo entrati in un tunnel di razzismo, populismo urlato e becero, qualunquismo nazifascista. Ne usciremo?

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    1. Questo è ciò che sta accadendo sotto gli occhi di tutti. Spero ogni giorno di risvegliarmi da un incubo, ma non è così. Ogni giorno veniamo risucchiati verso il gorgo di qualcosa che è già accaduto, esattamente con le stesse modalità. Anche chi non ha studiato la storia non può non esserne consapevole. Ero fiera di appartenere a un Paese che sapeva accogliere anche tra incommensurabili difficoltà. Una delle poche ragioni di orgoglio politico, l'unica, da poter portare in giro nel mondo. E' chiaro che le difficoltà economiche, le tensioni sociali anche conseguenti all'accoglienza, sono state sottovalutate, pesantemente, quando non negate dietro "la retorica dell'accoglienza" che è un'altra cosa, e questo stiamo pagando. E così ora siamo governati da forze politiche che stanno sdoganando il peggio della storia. E non c'è nient'altro intorno, è un grido che cade nel vuoto.
      Ne usciremo? Non so. E' spaventoso.

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