Paolo Nori - La deficienza consapevole e la metafisica dell'orrore
(tramite peppestamegna)
27 gennaio 2014
19 gennaio 2014
Recensione di Strani giorni su Granovisioni
In tante occasioni dalla nascita di Strani giorni ho avuto modo di conoscere lo sguardo intenso e tagliente - esso stesso materia d'arte - delle recensioni di Ettore Fobo.
Ma è un'esperienza del tutto diversa, che assume un significato profondo, se i propri scritti diventano l'oggetto di un'analisi così attenta e priva di sbavature.
Riporto solo alcuni brevi passaggi della sua bellissima recensione.
"Il tentativo è far presa sulla realtà, fotografare attimi dispersi nel fluire del tempo, come nella splendida poesia Undici storie dove ogni oggetto, ogni personaggio, ogni animale protagonista, con la sua sola presenza accennata, suggerisce una storia, ma non la esaurisce didascalicamente: è l’abbozzo di una linea che, inevitabilmente, tende all’infinito."
(...)
"E’ una poesia molto materica, materica fino a una strana evanescenza, come se il microscopio dei versi ci restituisse una realtà troppo nuda per essere vista, troppo scorticata per essere sanata. Troppa luce acceca, troppa invisibilità è in realtà un’epifania. Ciò che si agita dentro i versi costringe al silenzio, perché ”Qualcosa si appropria delle mie/ parole e le spappola”. "
(...)
"La poesia di Elena Giacomelli si situa in un’impasse, in una ferita ontologica. Che cosa abbia causato la ferita è un urto, con il reale, o meglio con la sua tragica assenza. Così sembra che queste poesie si situino in quello che Guy Debord chiamava ”Il cuore dell’irrealismo contemporaneo”. Non c’è una vera e propria deriva onirica (illusoria e perciò salvifica) in questi versi che colpiscono per la loro lucidità di specchi. Sono come placidi laghi in cui però la nostra immagine non si riflette, perché qualcosa ha decretato la nostra scomparsa. Così non c’è quasi traccia dell’autrice, (...)"
--> Strani giorni su Granovisioni
14 gennaio 2014
I fiori vengono in dono e poi si dilatano - Amelia Rosselli
"I fiori vengono in dono e poi si dilatano
una sorveglianza acuta li silenzia
non stancarsi mai dei doni.
Il mondo è un dente strappato
non chiedetemi perché
io oggi abbia tanti anni
la pioggia è sterile.
Puntando ai semi distrutti
eri l'unione appassita che cercavo
rubare il cuore d'un altro per poi servirsene.
La speranza è un danno forse definitivo
le monete risuonano crude nel marmo
della mano.
Convincevo il mostro ad appartarsi
nelle stanze pulite d'un albergo immaginario
v'erano nei boschi piccole vipere imbalsamate.
Mi truccai a prete della poesia
ma ero morta alla vita
le viscere che si perdono
in un tafferuglio
ne muori spazzato via dalla scienza.
Il mondo è sottile e piano:
pochi elefanti vi girano, ottusi."
--> So what difference does it make?
una sorveglianza acuta li silenzia
non stancarsi mai dei doni.
Il mondo è un dente strappato
non chiedetemi perché
io oggi abbia tanti anni
la pioggia è sterile.
Puntando ai semi distrutti
eri l'unione appassita che cercavo
rubare il cuore d'un altro per poi servirsene.
La speranza è un danno forse definitivo
le monete risuonano crude nel marmo
della mano.
Convincevo il mostro ad appartarsi
nelle stanze pulite d'un albergo immaginario
v'erano nei boschi piccole vipere imbalsamate.
Mi truccai a prete della poesia
ma ero morta alla vita
le viscere che si perdono
in un tafferuglio
ne muori spazzato via dalla scienza.
Il mondo è sottile e piano:
pochi elefanti vi girano, ottusi."
--> So what difference does it make?
02 gennaio 2014
Dietro lo specchio
Prendiamoci il nostro ridicolo tempo
per studiare, decidere
tutto ciò che chiediamo ci cancella le labbra
non sappiamo leggere la bussola
non sappiamo privarcene
la fiamma dei candelabri ci arrossa le guance
Scendiamo dal letto degli sguardi beffardi
afferriamo i capelli sudati con le dita stanche
come potremo guardarci se non stilliamo sangue
Siamo nidi di uccelli a caccia di navi
(da Granovisioni)
per studiare, decidere
tutto ciò che chiediamo ci cancella le labbra
non sappiamo leggere la bussola
non sappiamo privarcene
la fiamma dei candelabri ci arrossa le guance
Scendiamo dal letto degli sguardi beffardi
afferriamo i capelli sudati con le dita stanche
come potremo guardarci se non stilliamo sangue
Siamo nidi di uccelli a caccia di navi
(da Granovisioni)
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