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19 gennaio 2014

Recensione di Strani giorni su Granovisioni



In tante occasioni dalla nascita di Strani giorni ho avuto modo di conoscere lo sguardo intenso e tagliente - esso stesso materia d'arte -   delle recensioni di Ettore Fobo.
Ma è un'esperienza del tutto diversa, che assume un significato profondo, se i propri scritti diventano l'oggetto di un'analisi così attenta e priva di sbavature.

Riporto solo alcuni brevi passaggi della sua bellissima recensione.


"Il tentativo è far presa sulla realtà, fotografare attimi dispersi nel fluire del tempo, come nella splendida poesia Undici storie dove ogni oggetto, ogni personaggio, ogni animale protagonista, con la sua sola presenza accennata, suggerisce una storia, ma non la esaurisce didascalicamente: è l’abbozzo di una linea che, inevitabilmente, tende all’infinito."

(...)

"E’ una poesia molto materica, materica fino a una strana evanescenza, come se il microscopio dei versi ci restituisse una realtà troppo nuda per essere vista, troppo scorticata per essere sanata. Troppa luce acceca, troppa invisibilità è in realtà un’epifania. Ciò che si agita dentro i versi costringe al silenzio, perché ”Qualcosa si appropria delle mie/  parole e le spappola”. "

(...)

"La poesia di Elena Giacomelli si situa in un’impasse, in una ferita ontologica. Che cosa abbia causato la ferita è un urto, con il reale, o meglio con la sua tragica assenza. Così sembra che queste poesie si situino in quello che Guy Debord chiamava ”Il cuore dell’irrealismo contemporaneo”. Non c’è una vera e propria deriva onirica (illusoria e perciò salvifica) in questi versi che colpiscono per la loro lucidità di specchi. Sono come placidi laghi in cui però la nostra immagine non si riflette, perché qualcosa ha decretato la nostra scomparsa. Così non c’è quasi traccia dell’autrice, (...)"


--> Strani giorni su Granovisioni


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