Margherita Vetrano scrive recensioni di film In incognito.
In questo caso ha fatto un'eccezione con una bella recensione su Granovisioni, che con grande piacere pubblico qui.
Eccola.
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Granovisioni è un melting pot di idee, parole, poesia e prosa, fusi in un unico sguardo appassionato verso il dettaglio, la sensazione, l’emozione.
I capitoli sono ventotto, tutti diversi, ognuno col suo sapore, la sua visione a metà tra la realtà e la fantasia.
Elena Giacomelli scrive con gli occhi del cuore aprendo una finestra romantica, a volte più dura, sul mondo, ma lo fa sempre con una grazia ed un’eleganza che conquistano.
“La colpa” apre il libro ed è subito un pugno allo stomaco che costringe a tenere gli occhi aperti sulla narrazione. Il linguaggio è forbito, poco immediato e la comunicazione striscia oltre la linea di galleggiamento, ma il senso ci attanaglia e ci rapisce sprofondandoci in un universo parallelo, nelle granovisioni. A seguire “Millennio” dà il senso del perduto, un rimpianto appena sussurrato, della dolcezza del ricordo e del guardare indietro non solo per piangere ma anche per ricordare chi siamo. Regna una concretizzazione delle sensazioni che diventano liquidi appiccicosi, nettari divini o battito d’ali; l’idea diventa tangibile e rappresentata attraverso il tatto, l’odorato, paralleli impensati e impensabili che funzionano. Quando si prende il ritmo nella lettura, “Undici storie” spezza la cadenza con la sua cantilena di messaggi, sparati come fuochi d’artificio sul foglio bianco. Pietre miliari di cinica realtà. Ne “Il calcolo” c’è la comune esigenza di misurare tipica del mondo, di inscatolare pensieri e vissuto nel tentativo di controllare i fatti. Non è così ma ci appartiene ed è indispensabile.
Ed ecco che il passo cambia di nuovo fino all’ultimo sorprendente pezzo.
“Granovisioni” perché già dalle prime righe mantiene intatto il desiderio di terminare la lettura fino all’ultima pagina con la stessa intensità e con la certezza che in ogni suo più piccolo anfratto troveremo un po’ di noi. Il suo sospiro leggero di gioia o di angoscia è una brezza da cui lasciarsi accarezzare e strappare via le memorie più intime, per riscoprirle sotto forma di un nuovo linguaggio.
Da leggere.
Margherita Vetrano
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