"Dal momento che mi trovo sulla riva del mare, dal mare posso imparare. Nessuno ha il diritto di pretendere dal mare che sorregga tutte le imbarcazioni o di esigere dal vento che riempia costantemente tutte le vele. Così nessuno ha il diritto di pretendere da me che la mia vita divenga una prigionia al servizio di certe funzioni. Non il dovere prima di tutto, ma prima di tutto la vita! Come ogni essere umano, devo avere diritto a dei momenti in cui posso farmi da parte e sentire di non essere solo un elemento di una massa chiamata popolazione terrestre, ma di essere un’unità che agisce autonomamente."
(Stig Dagerman, Il nostro bisogno di consolazione)
Un libretto di poche, davvero pochissime pagine, leggero come il vuoto, gigantesco e lucente come anticipato in copertina dalla riproduzione di un particolare della stanza di Dylan Thomas.
Da tenere in tasca, e centellinare al pari di un liquore prezioso.
Rilancio con i racconti de "il viaggiatore" (soprattutto) e poi anche quelli di "I giochi della notte", sempre di Dagerman. Li ho letti una vita fa e mi hanno aperto un mondo, quello delle storie di bambini, affascinante e doloroso. Una grandissima sensibilità, quella di questo autore, finito schiacciato sotto il suo stesso peso, quello delle domande senza risposte che non riusciva a non farsi. Grandissimo davvero.
RispondiEliminaCambiando argomento, voglio segnalarti una lettura di questi giorni che mi sembra decisamente superiore alla media: Abbacinante. Il corpo di Mircea Cărtărescu. E' la seconda parte di una trilogia, io ho cominciato da questo, ne ho letto un centinaio scarso di pagine ma mi sembra un'opera che meriti molta, molta attenzione.
Prendo nota volentieri. Non escludo di aver scovato Dagerman tempo fa proprio tra i tuoi scaffali virtuali.
EliminaCiao Lars
Elena
È un autore che non conosco e che adesso desidero leggere. Bellissimo titolo, oltretutto. Grazie per la segnalazione Elena.
RispondiEliminaAnche per me è una scoperta recente, che credo vorrò approfondire.
EliminaGrazie a te per l'attenzione Ettore
Un saluto
Elena