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01 maggio 2024

Fantasmi americani









 Le ossessioni di Paul Auster avvinghiano lentamente.  I suoi fantasmi sono parole e cose sempre troppo slegate o troppo legate a scarni significati, maschere, specchi, percorsi oscuri, gorghi mentali, vane strategie di ricerca di un'identità che gioca irrimediabilmente a rimpiattino, luoghi apparentemente familiari che diventano labirinti in cui smarrirsi prima di rendersi conto di aver percorso un solo passo. Palazzi, strade, vicoli, muri, finestre, porte, si chiudono in trappole mortali. L'immobilità si tramuta silenziosamente in una spirale senza uscita. Batte sempre il rintocco sordo e pesante della letteratura, l'ombra persecutoria ma anche irrinunciabile di poeti e scrittori, Milton, Melville in Città di vetro, Walt Whitman, Henry David Thoreau in Fantasmi. I protagonisti qui sono molte cose e nessuna, sono anche ombre di scrittori. La solitudine è così profonda da non rappresentare un ostacolo o una sofferenza, semplicemente i rapporti umani o familiari sono impossibili, crudeli o fallimentari. Non so ancora dove e attraverso quali ribaltamenti repentini di situazioni sul filo della follia si cercherà Auster ne La stanza chiusa. Di certo il titolo anticipa eloquentemente quanto dovrò attraversare ancora di claustrofobico.



"E poi più importante di tutto: ricordare chi sono. Ricordare chi dovrei essere. Non credo che questo sia un gioco. D'altra parte, non c'è niente di chiaro. Per esempio: tu chi sei? E se pensi di saperlo, perché continui a mentire? Non ho risposta. Non posso dire altro che questo: ascoltami. Mi chiamo Paul Auster. Non è il mio vero nome."

Paul Auster, Trilogia di New York, Città di vetro.


Da uno dei mie blog >> Vagamente sonnambula

4 commenti:

  1. Mi ritrovo in quello che dici a proposito della sua scrittura. E' l'autore che amo di più. Lui continua a esserci attraverso i suoi libri, per fortuna.

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    1. Ciao Giacinta, è passato tanto tempo, il commento è del 2010, ma il ricordo di ciò che provai leggendo questi tre romanzi è ancora molto nitido. Per questo ho sentito il desiderio di ricordarlo. Grazie e a presto

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  2. Bello e profondamente vero quello che scrivi, Elena, mi hai ricordato il modo in cui entrai in contatto con Paul Auster; era ai tempi in cui bighellonavo all’università e trovai un suo libro abbandonato su una sedia in un corridoio: ”Moon Palace”. Ricordo nitidamente il piacere che provai leggendolo. Poi ho letto altre cose ma ciò che mi ha colpito di più è la riduzione a fumetti di “Città di vetro”, anche per via degli stupendi disegni di Mazzucchelli, credo si chiami così il disegnatore, nel periodo in cui leggevo ancora molti fumetti(per inciso ho smesso per un po’ ma ora ho ripreso, coi fumetti intendo). Grande scrittore, comunque, Paul Auster. Condivide con Bukowski il grande interesse riscosso in Europa, a fronte di una tiepida accoglienza in patria. Un caro saluto.

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    1. Ricordo di averti sentito parlare di Moon Palace e anche della versione a fumetti, non ricordo se in qualche commento o recensione. Sicuramente leggerò altri romanzi di questo scrittore enigmatico e affascinante. E' stata una perdita importante.
      A presto Ettore.

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