Ci vuole una storia ma io non ce l'ho.
C'è un bisogno, e sa di scrittura, ma io lo so, quello che serve è una storia. Anche se esiste, cruda e reale, questa fame che preme e indurisce come un desiderio sfrontato e senza regole.
Un attore si fa simbolo e vive, e se vive deve avere la sua storia, una direzione, e un mondo - meglio se piccolo - in cui vivere e in cui camminare, perchè l'indeterminatezza è quasi sempre una scelta, e perciò molto più di una colpa. E' una forma di arroganza.
RispondiEliminaMolto bello quello che hai scritto. L’indeterminatezza è davvero una colpa che sconfina nell’arroganza. E c’è sempre bisogno di una storia; per scacciare le tenebre, credo, per evocare percorsi o semplicemente per sentirsi vivi. Ciao, Elena.
Mettere nero su bianco alcuni punti fermi mi sembra necessario per andare oltre. Anche se qualche volta ho l'impressione che questo "andare oltre" sia poco più di una pulsione barbara, e tanto più aggressiva quanto più mi sembra di esserne al riparo.
RispondiEliminaMa è così. Una storia serve a sentirsi vivi tra i vivi. Una cosa meno ovvia di quanto si potrebbe pensare.
Ciao, Ettore.
bel blog
RispondiEliminaGrazie,
RispondiEliminaciao Paolo
Grazie Elena per avere bussato alla mia porta.
RispondiEliminaCiao Federico,
Eliminaa presto
aspetto che tu scriva.del buio e della notte.ciao
Eliminaancora non c'è la storia, l'attore e la sua direzione?
RispondiEliminaciao
Qualcosa c'è, ma non basta, è troppo vago. Anche la frammentarietà del pensiero, anche se costante, è un ostacolo. Ma il pensiero non va via, perciò.... Vedremo.
EliminaGrazie peppe, e buon natale.
P.s. Il vino l'hai preso? Io si.
sì, il vino l'ho preso ma i libri ancora no...
Eliminaciao
belle cose a te
buon natale elena.
RispondiEliminaGrazie Federico, buon natale, e musica, ancora.
EliminaCiao,