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16 luglio 2013

Franny e Zooey (J.D.Salinger)

Franny Glass scivola in uno stato mistico-depressivo indotto dalla lettura di un certo libro. Emblematico il fatto, e anche il libro, La via di un pellegrino, che incarna un nodo mai sciolto da S.
Le dinamiche familiari registrano, a valle del duplice suicidio di due dei fratelli Glass, ex Bambini-Eccezionali come gli altri e come Franny stessa, i tentativi della madre Bessie e di uno dei sopravvissuti, Zooey, di suscitare una reazione in Franny, scuoterla dall'ossessivo automatismo linguistico in cui si è rifugiata per sfuggire all'incubo dell'ipercoscienza. Il rimedio di Bessie a base di reiterati inviti a sorbire brodo di pollo - nella speranza probabilmente di farla regredire alla serialità di una struttura mentale di base - fa da contrappeso al nutrimento scelto da Zooey, la sovrastruttura suprema delle parole. Il linguaggio in
effetti invade le pagine di questo libro come un'entità che si fa dilagante e multiforme al pari degli ego straripanti che trasmette. Essere come tutti gli altri - almeno nelle intenzioni -  solo in modo diverso, sembra la consapevolezza più bruciante che emerge da questi dialoghi-monologhi sulla nausea per sè stessi e  per l'umanità. In più di un passaggio è stato strano ritrovarsi a pensare alle circonvoluzioni Wallaciane, e probabilmente non c'è davvero niente di cui stupirsi. E' solo che non avevo mai letto Salinger, e comunque non lo avevo previsto. Dopo molte pagine dense di dubbi sulle differenze tra le varie tipologie di accumulo -  di ricchezze, di frivolezza, di cultura, di spiritualità - esposte nella più articolata serie di complessi atteggiamenti fisici e linguistici, non è facile assorbire le conclusioni cui giunge S. nel finale. Una virata violentemente ottimista, così intrisa dello spiritualismo più biecamente semplificante, da fare davvero impressione.


4 commenti:

  1. Le cose che hai sottolineato, nel testo originale, hanno una straordinaria potenza. Letteratura pura. Ammiro il tuo essere elusiva. Dialoghi - monologhi sulla nausea di essere se stessi e dell’umano? Quanto mi affascina tutto questo. Ego straripanti? Proprio oggi ne ho incontrato uno. Leggendoti penso che la letteratura abbia una lentezza che internet vanifica, regno della velocità immemore, e la letteratura è memoria, la poesia in particolare… Un caro saluto.

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    1. Questo libro è realmente potente, puro in senso letterario e affascinante. E tutti quei corsivi, in qualche modo sottolineano un'estenuante ossessione. Non lo faccio mai, ma mi verrebbe voglia di suggerirtelo.
      Mostrare le sottolineature su una pagina ha qualcosa di osceno, hai ragione. Denuda la sostanza delle tue conclusioni. Non credo che internet potrà mai sostituirsi alla letteratura o incamerarne un'evoluzione. Almeno questo è ciò che sembrano ripetermi in queste ore le lettere di Rilke.
      Un caro saluto a te, Ettore


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  2. Ho letto questo libro in questi giorni di caldo e vacanze; mi è piaciuto, e pur facendomi partecipe di deliri che si scontravano e illuminavano quel poco che afferravo, mi ha trasmesso dei dialoghi meravigliosi di persone complicate. E belle, in fondo. Un racconto tossico, di persone che ruotano intorno a un ossessione famigliare. Interessante e amaro il resto, quello che di solito ti colpisce di una storia: le somiglianze, e tutte quelle sfumature che si attorcigliano ai nostri pensieri.

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    1. Questa storia raccoglie tutto ciò che di interessante (e amaro) c'è, le persone, le parole gettate verso gli altri, ponti tremolanti spesso franati prima di poter essere percorsi, e le architetture folli e ossessionanti che fanno di ogni essere una piccola marionetta chiusa in un involucro inviolabile gettata nel mondo, le famiglie. In fondo la letteratura che ha sempre qualcosa da dirmi è proprio questa.

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