Il vetro dei bicchieri che tintinna
il mormorio di sedie un ridere sommesso
testa che gira sulla spalla
il braccio ripiegato la mano abbandonata
un vuoto intriso di rumori
tra un istante e un altro
si infila in mezzo al ticchettio
succhiando siero alle parole
investimento a perdere
lembi di epidermide lucide cornee
lividi escrementi
spicchio fugace di eterno
tutto prelude al naufragio del suono
eppure ancora tace
tace e una ciocca vibra
tace, e gocciola la lingua sotto il labbro
i lampi sullo schermo - così avidi! - all'improvviso terminano
senza una ragione
senza spreco di fiato
il profilo scuro che prima c'era ecco
adesso è scomparso
RispondiEliminaDescrivi bene l’attesa ma l’evento atteso non si materializza. Il “naufragio del suono” è un indizio. Si tratta di un concerto? Il mistero però rimane. E’ tutto sospeso, galleggia.E' un guasto all'apparecchio televisivo che impedisce la visione? “Spicchio fugace di eterno” mi piace molto.
Un caro saluto.
Si è così. Si tratta infatti di un'esibizione musicale (ascoltata) dal vivo. In questa occasione in particolare - chissà come - l'attesa dell'attacco è diventata protagonista: le risate, i bicchieri che tintinnano, il suono ovattato dalle dimensione e dall'affollamento del locale, i movimenti del musicista che si prepara, i riflessi, le ombre, il fumo, l'attesa, tutto è amplificato e si espande a dismisura fino a risucchiare in una bolla di tempo sospeso l'esecuzione. La musica naufraga nella sua fine senza che io abbia potuto afferrarla, e lo spegnersi improvviso del suono, dell'attimo, della mia visione è come una morte (anche, la morte del musicista).
EliminaSi. E' questo, è la mia visione. Mi piace che tu abbia usato la parola mistero.
E' ciò che sto cercando di imparare a creare nella prosa.
Grazie, Ettore.
Un caro saluto anche a te