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25 luglio 2013

Rilke - Lettere a un giovane poeta





Circa due anni fa lungo una stradina ai piedi della funicolare di Montmartre ho raccolto una fotocopia sbiadita che invitava a una lettura pubblica delle elegie duinesi. Non sono andata all'incontro, ma da allora ho sempre portato il foglietto con me passandolo di agendina in libro. Sono passati molti mesi, finchè mi sono imbattuta in questo piccolo volume di Adelphi. Non ho ancora letto le elegie, ma di certo adesso so qualcosa sulla fiducia senza ombre che Rilke riponeva nella scrittura.
Nelle lettere a un giovane poeta soprattutto, Rilke dà prova di come i pensieri acuminati possono essere scritti senza acredine, e che se scritte con eleganza le idee più sfrontate sanno giungere dirette taglienti, e pacificanti.
Queste pagine viaggiano senza ostacoli beffandosi beatamente delle barriere del tempo. Vorrei essere il signor Kappus (e certo anche la giovane signora, benchè in questo caso si tratti di lettere molto diverse, meno letterarie), lo invidio per le profonde attenzioni che Rilke gli riserva. E invidio me stessa, perchè per fortunate piccole combinazioni ho idea di cosa sto leggendo.
Va bene che la letteratura non deve essere consolatoria. Ma per l'appunto, le lettere a un poeta colpiscono la mente senza durezza eppure spaccandola in due come una pesca acerba. E però sono anche una limpida pozza nel folto della foresta, dopo aver a lungo intuito l'odore dell'acqua.



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