La delete della voce
come una natura senza linguaggio
come sparare sulle stelle
viaggiavi al contrario
sapevi chi eri o tentavi soltanto mille strade di valenza?
in volubili strisce di carta appiccicata ai vestiti
eri cosciente o eri in fuga
vagante di un piccolo personale cosmo-angoscia
salvifico razzo interstellare stralunato tra mille
intromissioni nelle galassie-coscienza
ci sono e c'erano tele strizzate sulle strade rosse
perfette lineari incubatrici per le tue - e mie - grandi ossessioni
crocifissioni alberi e paurosi segni morti
sensazionali fusioni di peccati
quello che capivo
quello che non capivo
e che non so e che non capisco
il tuo vero piano il tuo solo progetto
farmi vedere farci lottare
combattere per la tua guerra e una pietra nera
era pieno di luce il nostro inverno
ho viaggiato tanto a lungo
il treno era grigio la musica distorta
graffiavo con foga ogni simbolo indelebile
e tu ritornavi con un'illusione più grande
tutto, tutto, tutto compresso in un gorgoglio impossibile
e perfetto
tutta la vita in un bacio sulla morte
ora il terrore è qui davanti alle istruzioni di un codice
e non c'è più il tempo
ora senza una strada uccido pietosamente le luci di mille divergenze
e nel precipitato di un orizzonte
apro gli occhi
chiedendo di dormire
10 ottobre 2016
04 ottobre 2016
L'arte
Tu hai detto: 'Le domande innocenti sono anche le più pericolose'.
Non ho capito cosa significasse. Anche quando la banalità ti offendeva e ti rabbuiavi all'improvviso, quando la volgarità strappava il velo della tua imperturbabilità, non sapevo interpretare completamente le tue ragioni.
Amavi ferire perché la superficialità ti causava un dolore. E solo nel dolore di un altro potevi specchiarti.
Tremavi d'arte.
Volevi che il mondo intero tremasse, in stato di assedio, alla spada della tua innocenza.
Non ho capito cosa significasse. Anche quando la banalità ti offendeva e ti rabbuiavi all'improvviso, quando la volgarità strappava il velo della tua imperturbabilità, non sapevo interpretare completamente le tue ragioni.
Amavi ferire perché la superficialità ti causava un dolore. E solo nel dolore di un altro potevi specchiarti.
Tremavi d'arte.
Volevi che il mondo intero tremasse, in stato di assedio, alla spada della tua innocenza.
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